venerdì 20 novembre 2015

La DESTRA SOCIALE italiana...

In Italia la destra sociale ha avuto come riferimenti culturali l'esperienza del Sansepolcrismo, del Fascismo sociale (Carta del Lavoro, sindacalismo fascista, legislazione sociale fascista) e legate anche agli aspetti rivoluzionari e anticapitalisti, che puntavano ad un cambiamento della società in senso maggiormente spirituale, razionalmente egualitario, e pauperistico, nell'ambito della ricerca della "terza via". La destra sociale predilige una comunità legata da vincoli di società e di spirito invece che una mera associazione di persone con interessi comuni; propone un'idea educativa umanistica che si contrappone ad un'educazione di tipo materialista; persegue un modello di società di valori (solidarietà comunitaria, partecipazione, impegno responsabile) piuttosto che una società regolata da patti (solidarietà assistenziale, assemblearismo, utilizzo deresponsabilizzante della delega); propugna un'equa ripartizione dei frutti del lavoro già all'origine (golden share, azionariato operaio, cogestione, e le parti più estreme, socializzazione dei mezzi di produzione), anziché una redistribuzione della raccolta fiscale. Per la tassazione indiretta punta per essa ad uno scopo non solo di mera raccolta, ma di pianificazione economica e giuridica. È per un sistema giudiziario non basato sulla punizione tout court dei reati minori ma sulla loro tassazione in modo da ottenere condanne più eque non più basate su cavilli legali suscettibili di ricorsi ed interpretazioni personali, ma su fatti concreti quali l'evasione fiscale comprovata ed insindacabile. È per la fiscalità monetaria proposta dal poeta Ezra Pound e successivamente dal professor Giacinto Auriti. La destra sociale riconosce nelle autonomie locali la prima e più importante forma organizzata della comunità, uniformandone ruolo con la missione logistica che compete alla forma-Stato. In ambito europeo è a favore di un'Europa delle nazioni anziché di un'Europa dei banchieri, ovvero guarda ad un'Europa unita nelle sue differenze storiche, razziali, culturali e sociali. Pur avendo un fondamento laico ed annoverando tra le proprie file anche aderenti atei, la destra sociale riconosce l'importanza fondamentale dei valori solidaristici cristiani nella storia dell'Europa e del suo popolo, con particolare riferimento alle encicliche sociali come la Rerum Novarum e Quadragesimo Anno, li concilia con le tradizioni pre-cristiane locali e rispetta qualunque credo religioso che non contrapponga ma accomuni gli uomini nella loro ricerca di una spiritualità. Tra le varie anime della destra, quella sociale rappresenta la più tollerante nei confronti dell'intervento statale nell'economia, finalizzato alla correzione del liberismo puro, in favore delle classi sociali più disagiate. Nel suo ramo più estremo invece punta all'annullamento del disagio sociale tramite l'appianamento delle differenze economiche tra persone, realizzabile tramite la "socializzazione". Quest'ultima è quasi in antitesi con la precedente definizione, in quanto portata ad eliminare perfino i classici organi statali per sostituirli con equivalenti organizzazioni corporative basate sull'idea socializzatrice in un'ottica di affidamento sulla base di appalti privati anziché di elezioni o di lottizzazione politica.
 
 

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